martedì 16 febbraio 2016

PUNTATA 4: CASSIO

Apro gli occhi nel privé del Black Dragon.

Il Rolex Submariner in oro 18kt e quadrante lapislazzuli, regalo di papà la prima volta che accettai di farmi trascinare negli uffici della società, segna le 21:13.

Ho il naso e i denti così anestetizzati dalla bamba che persino se ci picchiassero sopra con una mazza chiodata non avvertirei nulla.

Indugio lo sguardo sulla celebrità che balla sul cubo.

Così M.T., brava! Non ti fermare!
Bercia Corrado alla mia destra.

Di più, di più, M.T! Togliti tutto, dai!
Bercia Livio per attirare la mia attenzione dal tavolo Retrovia, dove ho relegato coloro che non so se siano amici o leccaculo, e ai quali, nella mia infinita magnanimità, ho comunque concesso il beneficio del dubbio.

Però l'esortazione di Livio è condivisibile: nonostante il mondo della tv l'abbia cagata fuori a spruzzo, per questo ora per lavorare sculetta a chiamata nelle discoteche, sarebbe una signora chiavata e varrebbe la pena vederla avvolta unicamente di lampi stroboscopici.

Appoggio la mano sinistra, quella libera dal calice di Dom Pérignon, su una coscia di Iris, promuovendone a pienissimi voti la consistenza attraverso la calza di nylon: io ho molto più di una signora chiavata.

Ho una bellezza da far tremare il cuore, non solo per il fisico, ma anche per quel viso d'angelo capace di farti sentire in paradiso.

E ho Omar a meritarsi il suo posto al mio tavolo, quello dei Fedelissimi: sta cercando di strusciare una carta di credito tra le chiappe di M.T.!

Basta! Non è possibile lavorare in queste condizioni!
Sbotta umiliata M.T., smontando dal cubo.

Sto ancora piangendo dal ridere, quando arriva la torta, sormontata da un disco con sulla superficie il numero 22 fatto unicamente di bamba rosa!

Occhio a non soffiare sulle candeline!

Ah, ah, ah...

Dopo aver scartato e scagliato in un mucchio a lato i regali, Livio si fa intraprendente e mi sussurra all'orecchio: – Hai parlato a tuo padre di quella cosa?

No, e francamente ci vuole solo la tua faccia tosta per chiedermelo! Ho fatto bene a confinarti nelle retrovie.

Retrovie? Non capisco, mi avevi detto che l'idea ti era piaciuta...

Corrado mi ha regalato un'antica moneta cinese, Linda uno schizzo originale di Stan Lee, Omar cinque grammi di bamba rosa, insomma tutti hanno portato qualcosa, mentre tu un cazzo, come la mettiamo, eh?

Il mio regalo non è trasportabile, siamo noi a dover andare da lui.

Stai scherzando?

Assolutamente no. Ho impiegato un mese per reperire la parola d'ordine.

Parola d'ordine?

Ti piacciono le emozioni forti?

Parola d'ordine per cosa?

Se te lo dicessi che sorpresa sarebbe? Fidati, vedrai che il mio regalo ti piacerà più di tutti.

Più dei cinque grammi di bamba rosa?

Certo! Facciamo un patto: se mi sbaglio non mi aiuterai, se invece ho ragione domani stesso parlerai a tuo padre della mia idea.
 Affare fatto?

Qua la zampa! Andiamo?

No, è ancora presto, bisogna arrivare verso l'una.

Ne approfitto per allestirmi un'altra striscia.

È già la quarta in meno di un'ora, non ti sembra di esagerare?
Mi fa notare Iris.

Sei carina a contarle: significa che ci tieni a me... sniff, sniff.

Sono pieno di gioia.

E voglia di spaccare il mondo.

Un paio d'ore dopo mi trovo sul confortevole sedile posteriore della BMW di Omar.

Siamo sicuri che sia in condizioni di guidare?
Insinua Amleto.

Ehi, fratellino, se devi aprire bocca solo per rompere le palle, fai meglio a tenerla chiusa!

Vorrei arrivare a domani, sai com'è...

Quanto sei noioso, Dio santo.
Scuoto la testa disgustato, preparando una striscia sulla copertina dell'ultimo numero di Men'sHealth.

Mi sono pentito di essere venuto, lo giuro!

Sei solo invidioso di me.

Amleto si abbandona a una risata sgangherata. – Questa vince il premio di cazzata dell'anno!

Sei sempre stato invidioso della mia libertà e ora mi invidi pure Iris. Pensi che non mi sia accorto che l'hai fissata tutta la sera?... Non parli più? Il gatto ti ha morso la lingua?

Dai, Cassio, lascialo stare – interviene Iris. – È solo un ragazzino.

Questo ragazzino diventerà un campione di fama mondiale – lo vedo stringere i pugni, – e... Oscar attento!

Omar, comunque.

Chi se ne frega, attento a come guidi!

Ha ragione: mi hai fatto rovesciare la striscia!

Rilassat... oh, merda, la pula!

Dove?

Due macchine dietro. Hanno acceso i lampeggianti.

Avranno notato la tua simpatica sterzata per evitare il palo. Tieniti pronto a pigiare sull'acceleratore.
Dico con la massima flemma.

Nel dominio della bamba rosa non esistono problemi insormontabili.

E la fortuna aiuta gli spericolati.

Sul freno, vorrai dir...
Iris viene interrotta dal brusco attivarsi della sirena.

Non appena la Giulietta si sposta sulla corsia di sorpasso, Oscar dà il via alla fuga.

Con uno stridere e fumare di gomme imbocchiamo una laterale.

Fermati! Ci spareranno!
Si copre disperato la faccia con le mani Amleto.

Digli di fermarsi!
Mi artiglia il braccio Iris.

Cassio, lungi da me darti contro, però a questo giro mi schiero con l'opposizione!
Squittisce Livio, mentre la BMW si invola a folle velocità in una stradina così stretta da consentirle a malapena il passaggio.

Dimentichi che tra me e Omar ci portiamo dietro una decina di grammi di cocaina.

Io ho anche due canne nelle mutande – dice Omar strattonando il freno a mano per una derapata di tre quarti di giro in meno di un secondo. – Abbassate le urla, per favore. Scherzi a parte, non c'è niente di cui aver paura, conosco questo quartiere come le mie tasche e ho seguito un corso di guida sportiva.

Al persistere delle urla, commento: – Non capisco perché vi agitate tanto all'eventualità di un incidente mortale. Presto o tardi finirete tutti in una bara. Rassegnatevi. Succederà. Non è quello il vero orrore, il vero orrore sarebbe risvegliarsi sottoterra, scoprire che solo chi ha vissuto veramente ha diritto a morire veramente.

Travolgiamo un vaso, uno scooter, un cassonetto e ancora un scooter, poi, una volta sicuro di aver seminato la polizia, Omar si ferma e inserisce l'indirizzo di destinazione nel navigatore.

Non avevi detto che conoscevi questo quartiere come le tue tasche?
Lo apostrofa aspra Iris, ancora ansimante di terrore.

Si dicono tante di quelle cose.

Giunti alla via, scendiamo dall'auto e proseguiamo a piedi per qualche centinaio di metri, fino al vicolo scarsamente illuminato di una strada senza uscita.

È in quel seminterrato
Dice Livio, indicando l'anonima porta al termine di una breve gradinata sotto il marciapiede.

Cosa c'è in quel posto? – chiede Iris. – Non mi piace tutto questo silenzio.

Cosa ti aspetti? È l'una di notte.
Le rispondo con l'attenzione rivolta ad Amleto: è ancora scosso, oltre che per la corsa, per il battibecco in macchina.

Ma che locale è?! – continua a lamentarsi Iris, – Non c'è un'insegna... nessuno fuori...

Mi avvicino a mio fratello e lo abbraccio. – Lo sai che ti voglio bene, sì?

Te ne voglio anch'io, il problema è che siamo molto diversi.

Mi dispiace per le parole di prima.

Non ci pensare, mi fa piacere trascorrere ogni tanto una serata insieme, purché non diventi un'abitudine!

Ah, ah, ah...

Ehi, voi due, avete finito di pomiciare? – esclama Omar, che con Livio è già davanti alla porta. – Noi stiamo per entrare.


Livio preme il pulsante senza targhetta di un citofono e dopo alcuni secondi scandisce: – Leggenda.


LA QUINTA PUNTATA TI ASPETTA A PARTIRE DALLE 00:01 DI MERCOLEDÌ 24 FEBBRAIO


Copyright © 2016 - Renato Esposito
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