Apro gli occhi nella bara.
Il gas si è dissolto
completamente.
Non riesco a vedere gli
ugelli da cui è fuoriuscito, ma la buona notizia è che questa
trappola è dotata di un sistema di areazione.
Non morirò soffocato.
Almeno per ora.
Ma sto divagando...
Dunque, il ragazzo del primo
volto si chiama Amleto.
Ed è il fratello minore di
Cassio, il ragazzo del secondo volto.
Non so ancora nulla del
terzo volto: da me battezzato Il Severo.
Per cui faccio un grosso
respiro.
Mi preparo alla sensazione
spaventosa.
E premo Il Severo.
In un istante la bara si
riempie nuovamente di gas bianco.
Vengo catapultato altrove.
Sono a un capo di una
lunghissima tavola al centro di una sala riunioni di un cinque
stelle.
Le pareti sono rivestite da
schermi di vetro riverberanti distensive luminosità lattiginose e
svettanti verso una vertiginosa teoria di ampie volte di mattoni a
vista.
Ancora: non
ho nessun controllo sul corpo in cui mi trovo, posso solo osservare e
viverne le emozioni.
E leggerne i pensieri.
E quel che penso quando uno
degli schermi scivola silenziosamente a lato per permettere
l'ingresso di Iris è: che bell'animale.
Notevole, davvero.
Con un sorriso eccessivo le
faccio segno di accomodarsi alla mia destra.
– È
la prima volta che sostengo un casting in una sala congressi.
La voce ha la sottotraccia
metallica tipica del combattente, noto inumidendomi sornione le
labbra con la lingua: meglio, sarà più divertente piegarla.
– Sono Fulvio Rovaris e
sono lieto di averti sorpresa.
– Non ho visto altre
ragazze nell'atrio.
– Quindi? – chiedo con
strafottenza. – Ti pappo.
– Come ha detto, scusi?
– Non ho bisogno di vedere
altre ragazze: sei tu quella giusta.
– Ma io non ho ancora
accettato – replica sostenuta. – Vorrei prima capire di che si
tratta, questa mattina il mio agente...
Schiocco le dita.
Iris, interdetta, si
zittisce.
Un cameriere in tenuta e
modi impeccabili si pone al nostro servizio.
– Un Macallan Lalique 62
per me e una Caipiroska alla fragola per la mia amica splendida ma
dai gusti, ahimé, ancora acerbi in fatto di alcolici.
Il suo tentativo di
inquietarmi con una torva occhiata è così patetico che, se un
tremendo segreto in passato non mi avesse pietrificato il cuore, ne
proverei tenerezza.
– Come sa che la
Caipiroska è il mio cocktail preferito?
– Ho raccolto delle
informazioni su di te.
Rispondo allegramente.
– Perché?
– Ho come l'impressione
che tu stia cominciando a odiarmi.
– Per il momento la trovo
solo sgradevole.
Torna il cameriere con i
drink.
Bevo un sorso del whisky e
scarto la barretta di fondente.
– Perché ha preso delle
informazioni su di me?
– Non stai toccando la tua
Caipiroska...
– Non me ne frega nulla di
bere adesso. Voglio sapere perché ha preso delle informazioni su di
me e perché mi ha convocata qui. Me lo dica subito o me ne vado.
– Sei sicura di voler
andare dritta al dunque senza prima concederti un goccio? – chiedo
simulando apprensione. – Farà un po' male.
– Mi sta minacciando?
Quando si imporpora diventa
un animale ancora più accattivante.
Fa venire voglia di
schizzarle in faccia.
– Non intendevo
fisicamente, ad ogni modo, come vuoi – bevo un altro sorso, mi
accendo una sigaretta e mi metto all'opera. – Oltre a essere un
magnate dell'ingegneria informatica, sono padre di due figli. Cassio,
il maggiore, è una gran testa di cazzo, mentre Amleto, anche se
avrebbe tutte le qualità per succedermi, vuole solo giocare a
calcio, e siccome un paio di grosse squadre gli hanno puntato gli
occhi addosso, non vedo possibilità di farlo rinunciare alla sua
passione. Ah, prima che me ne scordi, intanto eccoti un mazzo di
diecimila euro per il solo disturbo di ascoltarmi. Puoi prenderlo,
non morde mica. Non lo vuoi? Come preferisci, per il momento
lasciamolo pure sul tavolo. No, no, ti prego non dire niente, fammi
prima finire. Dicevo... Per quanto mi ci senta, non sono immortale, e
l'ultima cosa che voglio è dovere un giorno affidare a mani estranee
ciò a cui ho dedicato tutta la vita. Il problema è che con Amleto
fuori dai giochi, sono costretto a scegliere Cassio, che però va
distolto dai suoi eccessi, altrimenti c'è pericolo che schiatti
prima di me. Voglio che tu lo spinga a smettere di fottersi il
cervello per dedicarsi a fottere te. Dovrai farlo innamorare come un
gatto. All'inizio gli lascerai il controllo della situazione, poi,
una volta che lo riterrai cotto a puntino, le parti si invertiranno e
lo piegherai gradualmente alla tua volontà. Vuoi che continui a
succhiartelo? Allora smetti di sniffare quella merda! Vuoi vedermi
ancora a novanta? Allora spaccati il sedere nella società di tuo
padre! Hai capito cosa intendo, Iris? Se sì, sarai d'accordo con me
che a questo punto del discorso altri due, anzi altri tre mazzi siano
d'obbligo. E siamo a quarantamila. Contali pure. Contali bene. È
un gioco, sai? Un gioco che può durare tutta la vita, dipende solo
da te. Per quanto mi riguarda puoi anche incastrare Cassio in
quell'atroce trappola chiamata matrimonio. Ma ricorda, non appena
interrompi il gioco, il gioco finisce, non ci sarà ritorno e ti
chiuderai per sempre la possibilità di vivere come una regina.
Da due chiazze sulle gote
traspare il tumulto interiore.
– Intanto intascati i
quarantamila euro, senza vincoli, solo per pensarci sopra. Te ne
torni al bilocale sulla Prenestina che dividi con Barbara la
cassiera, ci pensi su, e domani mi fai sapere, che ne dici?
Mi pento immediatamente, ma
ormai troppo tardi: la mossa migliore sarebbe stata chiudere la mano
con toni più morbidi.
– Dico che puoi
riprenderti i tuoi soldi.
Sibila con aspro sdegno.
Mi maledico: adesso tocca
improvvisare, inventarsi subito qualcosa, o avrò solo sprecato
tempo...
– Se non li prendi tu, non
li prenderà nessuno.
Estraggo lo Zippo d'oro
dalla tasca e avvicino la fiamma al primo mazzo di banconote.
Fingo di non notare il
tremolio che le ha appena colpito le labbra.
Soffio via dal tavolo
diecimila euro in cenere.
– Con tutta la miseria che
c'è nel mondo, questi sprechi sono inaccettabili. Piuttosto che
vederli bruciare, preferisco darli a un barbone – lentamente, uno
alla volta, infila i tre mazzi nella borsa, quindi, dopo un lungo
silenzio, senza staccare gli occhi dal pavimento, chiede con un
sibilo: – Come fai a essere sicuro che gli piacerò così tanto?
– La scorsa settimana,
quando l'ho praticamente costretto a presenziare a una riunione di
lavoro, gli ho chiesto un parere sulle possibili testimonial per il
lancio di un nuovo progetto: è rimasto talmente folgorato dalla tua
foto da essere tornato lucido di schianto. Ha detto che sei bella.
Davvero bella. Cassio è uno che si è ripassato diverse ragazze, ma
non gli ho mai sentito fare un qualche apprezzamento. Mai. Lo hai
stregato. Ti vedo sconvolta... non vergognarti, i soldi sono
importanti, più importanti di tutto. Ecco il mio biglietto da
visita. Non devi far altro che mandarmi un sms o una email con
scritto “sì”, e la tua vita cambierà per sempre.
Dopo che Iris se ne è
andata, mi scarico le palle su una escort, l'autista mi riporta a
casa, brandy della buona notte e crollo appena poso la testa sul
cuscino di piumino d'oca bianca siberiana.
Mi risveglio nella bara.
Dunque, come avevo dedotto,
il terzo volto corrisponde a quello del padre di Amleto e Cassio:
Fulvio Rovaris.
Dal momento che potrei
essere io, mi astengo da un qualsiasi giudizio morale sull'uomo in
questione.
Ho scoperto il mio cognome:
Rovaris.
Ho scoperto che la relazione
tra Cassio e Iris, quella stessa Iris alla cui prima vista Amleto è
rimasto così scioccato, è frutto di una macchinazione di Fulvio.
Ho anche scoperto che Fulvio
nasconde un terribile segreto, talmente terribile da rifiutare
addirittura di richiamarlo esplicitamente alla memoria, motivo per
cui pur trovandomi dentro di lui non sono riuscito a carpire.
Purtroppo queste
informazioni ancora non mi aiutano a farmi ricordare chi sono, come
sono finito qui e come uscirne.
Mi preparo a un altro
viaggio.
È
il turno di Cassio.
LA QUARTA PUNTATA TI ASPETTA A PARTIRE DALLE 00:01 DI MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO
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