martedì 9 febbraio 2016

PUNTATA 3: FULVIO

Apro gli occhi nella bara.

Il gas si è dissolto completamente.

Non riesco a vedere gli ugelli da cui è fuoriuscito, ma la buona notizia è che questa trappola è dotata di un sistema di areazione.

Non morirò soffocato.

Almeno per ora.

Ma sto divagando...

Dunque, il ragazzo del primo volto si chiama Amleto.

Ed è il fratello minore di Cassio, il ragazzo del secondo volto.

Non so ancora nulla del terzo volto: da me battezzato Il Severo.

Per cui faccio un grosso respiro.

Mi preparo alla sensazione spaventosa.

E premo Il Severo.

In un istante la bara si riempie nuovamente di gas bianco.

Vengo catapultato altrove.

Sono a un capo di una lunghissima tavola al centro di una sala riunioni di un cinque stelle.

Le pareti sono rivestite da schermi di vetro riverberanti distensive luminosità lattiginose e svettanti verso una vertiginosa teoria di ampie volte di mattoni a vista.

Ancora: non ho nessun controllo sul corpo in cui mi trovo, posso solo osservare e viverne le emozioni.

E leggerne i pensieri.

E quel che penso quando uno degli schermi scivola silenziosamente a lato per permettere l'ingresso di Iris è: che bell'animale.

Notevole, davvero.

Con un sorriso eccessivo le faccio segno di accomodarsi alla mia destra.

È la prima volta che sostengo un casting in una sala congressi.

La voce ha la sottotraccia metallica tipica del combattente, noto inumidendomi sornione le labbra con la lingua: meglio, sarà più divertente piegarla.

Sono Fulvio Rovaris e sono lieto di averti sorpresa.

Non ho visto altre ragazze nell'atrio.

Quindi? – chiedo con strafottenza. – Ti pappo.

Come ha detto, scusi?

Non ho bisogno di vedere altre ragazze: sei tu quella giusta.

Ma io non ho ancora accettato – replica sostenuta. – Vorrei prima capire di che si tratta, questa mattina il mio agente...

Schiocco le dita.

Iris, interdetta, si zittisce.

Un cameriere in tenuta e modi impeccabili si pone al nostro servizio.

Un Macallan Lalique 62 per me e una Caipiroska alla fragola per la mia amica splendida ma dai gusti, ahimé, ancora acerbi in fatto di alcolici.

Il suo tentativo di inquietarmi con una torva occhiata è così patetico che, se un tremendo segreto in passato non mi avesse pietrificato il cuore, ne proverei tenerezza.

Come sa che la Caipiroska è il mio cocktail preferito?

Ho raccolto delle informazioni su di te.
Rispondo allegramente.

Perché?

Ho come l'impressione che tu stia cominciando a odiarmi.

Per il momento la trovo solo sgradevole.

Torna il cameriere con i drink.

Bevo un sorso del whisky e scarto la barretta di fondente.

Perché ha preso delle informazioni su di me?

Non stai toccando la tua Caipiroska...

Non me ne frega nulla di bere adesso. Voglio sapere perché ha preso delle informazioni su di me e perché mi ha convocata qui. Me lo dica subito o me ne vado.

Sei sicura di voler andare dritta al dunque senza prima concederti un goccio? – chiedo simulando apprensione. – Farà un po' male.

Mi sta minacciando?

Quando si imporpora diventa un animale ancora più accattivante.

Fa venire voglia di schizzarle in faccia.

Non intendevo fisicamente, ad ogni modo, come vuoi – bevo un altro sorso, mi accendo una sigaretta e mi metto all'opera. – Oltre a essere un magnate dell'ingegneria informatica, sono padre di due figli. Cassio, il maggiore, è una gran testa di cazzo, mentre Amleto, anche se avrebbe tutte le qualità per succedermi, vuole solo giocare a calcio, e siccome un paio di grosse squadre gli hanno puntato gli occhi addosso, non vedo possibilità di farlo rinunciare alla sua passione. Ah, prima che me ne scordi, intanto eccoti un mazzo di diecimila euro per il solo disturbo di ascoltarmi. Puoi prenderlo, non morde mica. Non lo vuoi? Come preferisci, per il momento lasciamolo pure sul tavolo. No, no, ti prego non dire niente, fammi prima finire. Dicevo... Per quanto mi ci senta, non sono immortale, e l'ultima cosa che voglio è dovere un giorno affidare a mani estranee ciò a cui ho dedicato tutta la vita. Il problema è che con Amleto fuori dai giochi, sono costretto a scegliere Cassio, che però va distolto dai suoi eccessi, altrimenti c'è pericolo che schiatti prima di me. Voglio che tu lo spinga a smettere di fottersi il cervello per dedicarsi a fottere te. Dovrai farlo innamorare come un gatto. All'inizio gli lascerai il controllo della situazione, poi, una volta che lo riterrai cotto a puntino, le parti si invertiranno e lo piegherai gradualmente alla tua volontà. Vuoi che continui a succhiartelo? Allora smetti di sniffare quella merda! Vuoi vedermi ancora a novanta? Allora spaccati il sedere nella società di tuo padre! Hai capito cosa intendo, Iris? Se sì, sarai d'accordo con me che a questo punto del discorso altri due, anzi altri tre mazzi siano d'obbligo. E siamo a quarantamila. Contali pure. Contali bene. È un gioco, sai? Un gioco che può durare tutta la vita, dipende solo da te. Per quanto mi riguarda puoi anche incastrare Cassio in quell'atroce trappola chiamata matrimonio. Ma ricorda, non appena interrompi il gioco, il gioco finisce, non ci sarà ritorno e ti chiuderai per sempre la possibilità di vivere come una regina.

Da due chiazze sulle gote traspare il tumulto interiore.

Intanto intascati i quarantamila euro, senza vincoli, solo per pensarci sopra. Te ne torni al bilocale sulla Prenestina che dividi con Barbara la cassiera, ci pensi su, e domani mi fai sapere, che ne dici?

Mi pento immediatamente, ma ormai troppo tardi: la mossa migliore sarebbe stata chiudere la mano con toni più morbidi.

Dico che puoi riprenderti i tuoi soldi.
Sibila con aspro sdegno.

Mi maledico: adesso tocca improvvisare, inventarsi subito qualcosa, o avrò solo sprecato tempo...

Se non li prendi tu, non li prenderà nessuno.

Estraggo lo Zippo d'oro dalla tasca e avvicino la fiamma al primo mazzo di banconote.

Fingo di non notare il tremolio che le ha appena colpito le labbra.

Soffio via dal tavolo diecimila euro in cenere.

Con tutta la miseria che c'è nel mondo, questi sprechi sono inaccettabili. Piuttosto che vederli bruciare, preferisco darli a un barbone – lentamente, uno alla volta, infila i tre mazzi nella borsa, quindi, dopo un lungo silenzio, senza staccare gli occhi dal pavimento, chiede con un sibilo: – Come fai a essere sicuro che gli piacerò così tanto?

La scorsa settimana, quando l'ho praticamente costretto a presenziare a una riunione di lavoro, gli ho chiesto un parere sulle possibili testimonial per il lancio di un nuovo progetto: è rimasto talmente folgorato dalla tua foto da essere tornato lucido di schianto. Ha detto che sei bella. Davvero bella. Cassio è uno che si è ripassato diverse ragazze, ma non gli ho mai sentito fare un qualche apprezzamento. Mai. Lo hai stregato. Ti vedo sconvolta... non vergognarti, i soldi sono importanti, più importanti di tutto. Ecco il mio biglietto da visita. Non devi far altro che mandarmi un sms o una email con scritto “sì”, e la tua vita cambierà per sempre.

Dopo che Iris se ne è andata, mi scarico le palle su una escort, l'autista mi riporta a casa, brandy della buona notte e crollo appena poso la testa sul cuscino di piumino d'oca bianca siberiana.

Mi risveglio nella bara.

Dunque, come avevo dedotto, il terzo volto corrisponde a quello del padre di Amleto e Cassio: Fulvio Rovaris.

Dal momento che potrei essere io, mi astengo da un qualsiasi giudizio morale sull'uomo in questione.

Ho scoperto il mio cognome: Rovaris.

Ho scoperto che la relazione tra Cassio e Iris, quella stessa Iris alla cui prima vista Amleto è rimasto così scioccato, è frutto di una macchinazione di Fulvio.

Ho anche scoperto che Fulvio nasconde un terribile segreto, talmente terribile da rifiutare addirittura di richiamarlo esplicitamente alla memoria, motivo per cui pur trovandomi dentro di lui non sono riuscito a carpire.

Purtroppo queste informazioni ancora non mi aiutano a farmi ricordare chi sono, come sono finito qui e come uscirne.

Mi preparo a un altro viaggio.


È il turno di Cassio.


LA QUARTA PUNTATA TI ASPETTA A PARTIRE DALLE 00:01 DI MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO


Copyright © 2016 - Renato Esposito
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